Ampliamento Villa Alba

Scordia – Catania, 2007

L’ampliamento di una villa e i suoi esterni sono i temi di un progetto da realizzare ai margini della piana di Catania.

Il processo ideativo è a partire dalla villa esistente, dalla posizione e dalle sue logiche distributive e funzionali, per poi attuarsi tale processo nella ricerca tra architettura e dimensione paesaggistica. Non si tratta dunque solo di integrare nuove funzioni – come una piscina scoperta, e in parte coperta, e i relativi locali di servizio – ma anche del disegno e della sistemazione dei suoi spazi esterni.

Il lotto è un frammento di territorio della città di Scordia con tutte le caratteristiche paesaggistiche che qui si possono trovare – uliveti, vegetazione spontanea, lievi dislivelli, percorsi, collegamenti interrotti – un insieme da ristrutturare e da riorganizzare in un ordine concettuale che comprende anche una riflessione sul paesaggio in lontananza.

L’area di progetto si trova poco fuori l’ingresso della città, attestata alla strada provinciale che collega Scordia a Catania. Circa due ettari e mezzo di terreno, che, se confrontato al tessuto edificato, rappresenta indubbiamente un porzione dove la scala spaziale non può non riguardare un’architettura che misuri il paesaggio circostante e ne sveli le molteplici presenze.

Il luogo è un condensatore di contraddizioni, a partire dalla qualità estetica del paesaggio: l’insieme delle bellezze naturali (la piana di Catania con L’Etna che la sovrasta, l’oasi del Simeto, il biviere di Lentini) si contrappone ad un altro insieme rappresentato stavolta non dalla bellezza ma dalla decadenza strutturale e formale, ormai solita dei  bordi delle nostre città: vuoti, discontinuità geometriche, degrado, in sintesi, assenza di un carattere identitario a fronte invece della forza espressiva e della qualità architettonica  del centro urbano.

Uliveti e agrumeti da una parte che colorano, profumano, scansionano geometricamente lo spazio e piccole fabbriche e capannoni industriali che, dall’altra, in maniera disordinata, lo puntellano: mescolanza di scenari diversi in un’area suburbana, a metà tra la forza suggestiva della campagna e il disorientamento tipico della periferia.

La sintesi è quella del paesaggio siciliano che si mostra a volte morbido, a volte aspro, con le sue linee contrapposte, naturali e non, e i suoi colori fortemente in contrasto, di una terra in continuo mutamento.

Di fronte a questo – alla comprensione del luogo e alla difficoltà di controllo della grande scala – la ricerca parte dal desiderio di trovare, attraverso l’astrazione, nonchè la purezza degli elementi costruttivi, un sistema di convivenza possibile tra le forme, un senso dell’ordine che legittimi il presente così com’è.

Lo stato di fatto consisteva di un uliveto mal messo in un terreno in declivio e della struttura dell’edificio destinato alla residenza.

La prima operazione progettuale è stata quella di stabilire i salti di quota e i piani su cui collocare gli oggetti. Un piano era già definito dalla preesistenza ed un altro è stato ricavato ad una quota inferiore per il nucleo della piscina, ottenendo fra i due un dislivello di 3,10 m, risolto da un muro contro terra che nel processo ideativo sarà il principale elemento di tenuta dell’intero sistema.

Dalla strada a valle l’accesso è concepito come una sequenza di “camere all’aperto” a sviluppo longitudinale. Un primo recinto, fatto di leyland, costruito sul perimetro dell’area, contiene un giardino, il sistema dei percorsi carrabili, un parcheggio e un recinto più piccolo, che a sua volta, in una dimensione più intima dell’abitare, attraverso la struttura più solida di un muro, raccoglie gli ambienti della vita quotidiana – la casa, la piscina, l’uliveto, il sistema dei  percorsi e degli accessi.

Superato l’ingresso all’impianto, ci si trova dentro il recinto di leyland, nonchè di fronte l’ampio contrasto tra il verde delle sue siepi e il bianco murario del recinto più piccolo. Quest’ultimo è interrotto da un portale d’ingresso, unica eccezione alla linearità delle superfici, che funge da scena ai suoi elementi interni: agli ulivi, che con la loro disposizione geometrica nel terreno suggestionano l’atmosfera, e ai percorsi che misurano lo spazio.

I percorsi pedonali sono due: uno principale, che giunge alla casa, per poi proseguire alla quota superiore del giardino, e l’altro alternativo, che, tagliando la maglia geometrica dell’uliveto, giunge al solarium e alla piscina, attraversa i volumi di servizio e arriva alla quota superiore degli spazi domestici.

Sono percorsi adagiati su leggeri pendii, linee che disegnano il prato, passeggiate che, in una dimensione aperta e distesa, o intima e serrata, consentono di cogliere sia elementi di un paesaggio in lontananza, sia l’architettura dei nuovi spazi costruiti.

Quasi dieci metri di dislivello, dalla strada al piano della villa, per staccare con uno solo sguardo il paesaggio circostante: linee naturali da una parte e tratti frammentati della città dall’altra. Qui l’idea di architettura è un’esigenza di ordine, di astrazione che si materializza nell’essenzialità delle forme, che sovrapposta all’immagine caotica e incerta della città ne diventa la tenuta.

Espressione di questo concetto è il muro che collega il salto di quota tra la villa e la piscina. Esso corre trasversalmente lungo tutto il lotto, portando con sé ordinatamente gli elementi della composizione. E’ il piano delle connessioni. Volumi e percorsi vi si incastrano e vi si attestano in tutta la loro chiarezza e purezza geometrica. 

I volumi di servizio alla piscina, da una parte, volgono a tutta altezza, verso lo spazio aperto, dominando interamente la scena, dall’altra, nella direzione opposta, verso la villa, quasi scompaiono, comportandosi, anch’essi, come elementi di contenimento della terra e alla quota superiore come elementi di protezione.                                Sono identici nella forma e nelle dimensioni ma opposti nel rapporto con l’esterno: il volume intonacato di bianco è aperto in copertura, il volume grigio, rivestito di kerlite, mediante una grande vetrata, è aperto sul fronte; uno è solido, poggiato al suolo, l’altro è riverberante sul pelo dell’acqua; il primo contiene le docce e una cucina esterna, il secondo, una zona relax e una piccola piscina. Da qui, seduti sui suoi gradoni, attraverso la grande vetrata, al di là della superficie increspata della piscina esterna, al di là del muro e dei camminamenti che inquadrano gli ulivi, appare il paesaggio siciliano e con esso la logica del progetto.

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Ada Mangano

Pubblicazioni
2015 | PANORAMA ITALIANO vol. III
2014 | theplan.it
2012 | A PRIZE 2012

Riconoscimenti
2015 | Opera segnalata al Premio per la valorizzazione dell’architettura contemporanea in Sicilia
2015 | Finalista al The Plan Award 2015 – categoria Landscape
2013 | Vincitore del Premio Internazionale Selinunte di Architettura

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Concept

Disegni

Crediti

Committente: Privato
Fine lavori: 2012

Area di progetto: 25.000 m2
Superficie costruita: 513 m2

Progetto architettonico: Ada Mangano
Direzione Lavori: Domenico Zagami
Impresa di costruzione: Luigi Amato Impresa

Strutture: Biagio Lombardo
Impianto termico: Salvatore Gregalli – Studio Termotecnica Delta
Impianto elettrico: Carmelo Seminara
Impianto piscina: Mario Utili – Culligan
Impianto di sicurezza: Gianluca Chisari – Su.Dea
Verde: Dario Ginoprelli – Vivai Etna
Illuminazione: Mario Lombardo – Strano Luci

Piscina: Culligan
Pavimenti in pietra: Giannone Rosario & C
Rivestimenti interni: Bisazza – Andò Ceramiche
Illuminazione: Martini, Ares, Guzzini – Strano Luci
Arredo esterno: Gandiablasco – Silluzio
Verde: Vivai Etna